Aggiustare l’universo: recensione del libro di Raffaella Romagnolo

Aggiustare l’universo, l’ultimo romanzo di Raffaella Romagnolo, è un’opera che affronta temi profondi, radicati nel dramma storico del dopoguerra italiano. Ambientato nell’ottobre del 1945, questo libro si sviluppa attorno alla storia di due donne, la maestra Gilla e la piccola Francesca, entrambe sopravvissute alla devastazione della guerra ma segnate da ferite profonde, sia fisiche che emotive. Attraverso le loro vite, il lettore viene condotto in un viaggio emotivo e riflessivo che esplora la ricostruzione, la perdita e la speranza.

Gilla e la ricostruzione interiore

Il romanzo prende vita in un’Italia appena liberata, dove la polvere delle macerie ancora si mescola al desiderio di rinascita. Gilla, la protagonista adulta, rappresenta questa duplice realtà. Fuggita da una Genova martoriata dalle bombe, si rifugia nel piccolo Borgo di Dentro, dove si trova ad affrontare le ombre del recente passato e la sfida di costruire un futuro per le sue giovani allieve.

Gilla, con il suo carattere forte ma segnato, incarna la determinazione di chi vuole lasciarsi alle spalle l’orrore della guerra. Ma, ogni mattina, nel guardare le bambine di fronte a lei, è costretta a fare i conti con le cicatrici, sue e altrui, che il conflitto ha lasciato.

Francesca e il senso di perdita irreparabile

Francesca, la giovane orfana, è un personaggio silenzioso ma potentissimo. Riesce a comunicare più di quanto le parole potrebbero mai fare. La sua storia è quella di Ester, una bambina strappata dalla sua vita normale e gettata in un mondo di solitudine e paura a causa delle leggi razziali.

La narrazione dell’autrice riesce a trasmettere, con delicatezza e precisione, il senso di perdita irreparabile che accompagna la giovane protagonista. Francesca è il simbolo di una generazione intera, costretta a crescere troppo in fretta, a comprendere troppo presto l’ingiustizia del mondo.

Il potere della speranza

Un elemento fondamentale del romanzo è il vecchio planetario meccanico che Gilla ripara ogni sera nella quiete della sua cucina. Questo oggetto diventa una metafora potente: aggiustare il planetario significa cercare di rimettere insieme i pezzi di un universo infranto.

Gilla, con pazienza e dedizione, cerca di restituire ordine al caos, proprio come tenta di fare con le vite delle sue allieve e, in particolare, con quella di Francesca. L’immagine del planetario è un tocco poetico che Raffaella Romagnolo usa per rappresentare la speranza e la possibilità di ricostruire, anche quando tutto sembra perduto.

La scuola, nel romanzo, diventa un luogo di ricostruzione emotiva e sociale. Per Gilla, insegnare significa molto più che trasmettere conoscenze: è un atto di resistenza contro il buio che ha avvolto il mondo. La sua classe, con le sue allieve, rappresenta un microcosmo dell’Italia post-bellica, un luogo dove la normalità cerca di riaffermarsi nonostante tutto. In questo contesto, Francesca emerge come il simbolo della rinascita possibile, seppur lenta e dolorosa.

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