Brand activism, di Philip Kotler e Christian Sarkar: dal purpose all’azione
Negli ultimi anni, il marketing ha subito una trasformazione profonda, spostandosi da un semplice strumento di vendita a un veicolo di cambiamento sociale. Il concetto chiave che guida questa rivoluzione è il purpose. Non si tratta più solo di profitto, ma di come un brand possa avere un impatto positivo sulla società. Il libro Brand Activism, scritto da Philip Kotler e Christian Sarkar, esplora come le aziende possono prendere i loro valori di responsabilità sociale e trasformarli in azioni concrete, andando oltre i semplici slogan.
Kotler, considerato il padre del marketing moderno, ha sviluppato un approccio che invita i brand a spingersi oltre la tradizionale responsabilità sociale d’impresa. Questo approccio, chiamato Brand Activism, rappresenta un salto dal purpose all’azione e, infine, al racconto di ciò che il marchio ha realizzato per contribuire a un futuro migliore.
Che cos’è il Brand Activism?
Il Brand Activism è una strategia che implica l’impegno attivo di un’azienda per affrontare questioni sociali, economiche e ambientali rilevanti. Kotler e Sarkar definiscono il brand activism come l’evoluzione della responsabilità sociale, in cui le imprese non si limitano a fare promesse, ma diventano attori chiave del cambiamento.
Un esempio può essere visto nelle aziende che abbracciano cause come la lotta al cambiamento climatico, la difesa dei diritti umani o la promozione dell’inclusività. Questo tipo di attivismo non si limita a una campagna pubblicitaria, ma è integrato nella missione stessa dell’impresa, trasformando il brand in uno strumento di progresso.
Il purpose come punto di partenza
Il purpose, o scopo, è il cuore del brand activism. È la dichiarazione che definisce perché un’azienda esiste al di là del profitto. Questo concetto è diventato fondamentale perché i consumatori, soprattutto i giovani, stanno cercando di relazionarsi con marchi che rispecchiano i loro valori. Ma come fa un’azienda a passare dal purpose all’azione?
Secondo Kotler e Sarkar, la risposta sta nell’autenticità. I brand devono allineare le loro azioni con le loro parole, dimostrando concretamente come intendono contribuire al bene comune. Questo richiede uno sforzo organizzativo, ma è l’unico modo per costruire una relazione di fiducia con i consumatori.
Dall’azione al racconto
Una volta definito il purpose, le aziende devono tradurre i loro valori in azioni tangibili. Ma non finisce qui. È altrettanto importante raccontare queste azioni, coinvolgendo il pubblico e mostrando come l’azienda stia facendo la differenza.
Kotler e Sarkar spiegano che le imprese devono sviluppare una narrativa convincente intorno alle loro azioni di brand activism. Questo racconto deve essere chiaro, autentico e coerente, in modo che i consumatori possano capire non solo cosa l’azienda sta facendo, ma anche perché lo sta facendo.
Brand Activism rivolto a CEO, impiegati e clienti
Il brand activism non riguarda solo i dirigenti o i team di marketing. Secondo Kotler e Sarkar, è un processo che coinvolge tutti gli stakeholder di un’azienda. In primo luogo, i CEO devono essere leader visionari, pronti a prendere posizione su temi importanti e disposti a investire nelle cause in cui credono.
Gli impiegati sono un altro pilastro fondamentale. Un’azienda che si impegna nel brand activism deve coinvolgere attivamente i suoi dipendenti, rendendoli partecipi delle iniziative e allineandoli con il purpose del brand. Questo crea un senso di appartenenza e motivazione che si riflette nella qualità del lavoro e nella soddisfazione dei clienti.
Infine, il ruolo dei clienti è fondamentale. I consumatori di oggi, specialmente quelli più giovani, vogliono essere parte di qualcosa di più grande. Un brand che riesce a connettersi con il proprio pubblico attraverso cause sociali rilevanti guadagna fedeltà e anche ambasciatori del marchio che condividono e diffondono il messaggio dell’azienda.
Testimonianze concrete ed esempi
Il libro Brand Activism comprende anche numerose voci dal fronte, ossia testimonianze dirette di aziende che stanno già mettendo in pratica le strategie descritte. Queste storie offrono un quadro pratico di come il brand activism possa fare la differenza nella realtà quotidiana.
Alcuni esempi sono quelli di marchi che hanno adottato pratiche sostenibili per ridurre l’impatto ambientale o che si sono schierati in favore dei diritti civili. Questi casi dimostrano che l’attivismo non è privo di rischi, ma che i benefici a lungo termine in termini di reputazione e fiducia del consumatore sono inestimabili.