Giorno di risacca: recensione del romanzo di Maylis de Kerangal

Una donna, rientrata a casa in un caotico pomeriggio parigino, sente squillare il telefono prima ancora di riuscire a togliersi il cappotto. Dall’altro capo risponde un commissariato di Le Havre, città che aveva lasciato alle spalle da anni. L’agente la informa che sulla spiaggia è stato rinvenuto un corpo privo di documenti, ma in tasca aveva il suo numero di telefono.

Il mistero che si apre in quel momento trascina la protagonista in un viaggio nel tempo lungo una sola giornata, una parentesi in cui percepisce quanto i legami col passato possano restare vivi, perfino quando si pensava di aver tagliato ogni ponte.

Giorno di risacca, romanzo di Maylis de Kerangal pubblicato in Italia da Feltrinelli, comincia proprio da questo spunto che ricorda il genere noir: la presenza di un cadavere sconosciuto e un biglietto enigmatico. Ben presto, però, il clima da giallo si trasforma in un percorso più complesso, in cui la voce narrante – e la città stessa – prendono il sopravvento.

Il richiamo della città e l’enigma iniziale

Nel momento in cui la protagonista mette piede a Le Havre, una folata di memorie la avvolge con la stessa forza di certi venti che spazzano il porto. Anni prima, quella località era stata un luogo da cui fuggire, mentre ora si ritrova obbligata a tornarci per rispondere alle domande della polizia.

L’uomo trovato sulla spiaggia non porta alcun documento, e lei non riesce a dire con certezza se l’abbia mai incontrato. Sente che qualcosa potrebbe accomunarli, ma non è sicura di quale storia si nasconda dietro quel ritrovamento.

La narrazione si sviluppa in prima persona: la donna confida pensieri intimi, visioni e memorie frammentarie, come se cercasse di unire ogni tassello della propria esistenza. L’idea di una giornata che racchiude passato e presente emerge chiaramente, mentre attende di scoprire se davvero la collega a quel corpo sconosciuto.

Le Havre come protagonista silenziosa

Le Havre non rimane sullo sfondo: la sua identità urbana, forgiata dal clima rigido e dalle ricostruzioni dopo la Seconda Guerra Mondiale, assume il ruolo di co-protagonista. I bombardamenti del 1944 ridussero la città in macerie, lasciando spazio a una rinascita in cemento armato. Ne nacque un insieme di palazzi geometrici, entrati poi nel patrimonio dell’umanità, che riflette la luce del mare con bagliori sempre diversi.

Questo luogo, segnato dall’acqua e dalla pioggia, si intreccia con i ricordi della donna: ogni angolo rievoca un frammento di vita, e la scrittura di Maylis de Kerangal, densa e ritmata, rende evidente l’atmosfera mutevole di un porto che si è ridefinito nel corso del tempo. L’autrice, nota per i suoi lunghi periodi in cui pensieri e descrizioni si susseguono in fluidità, trascina il lettore in una trama che conserva una struttura solida, ma al contempo regala l’impressione di un flusso quasi autobiografico.

Il flusso narrativo e la ricerca di un senso

All’interno di questa giornata, la donna si ritrova a osservare i contorni della propria esistenza: dal mestiere di doppiatrice fino ai dettagli più privati, ogni elemento sembra affiorare come un ciottolo portato a riva dalla risacca. Riflette sulla possibilità che l’uomo ritrovato possa essere legato, in modo diretto o solo simbolico, a un frammento delle sue storie passate.

La traduzione italiana cerca di restituire la tessitura linguistica di Maylis de Kerangal, sospesa tra immagini quasi pittoriche e periodi lunghi, nei quali confluiscono descrizioni, memorie ed emozioni.

Così, il lettore è invitato a seguire il percorso interiore della protagonista, diviso tra il turbamento per quello sconosciuto senza identità e il bisogno di fare i conti con se stessa. A fine lettura, l’eco di Le Havre rimane incisa nella mente, mentre il noir cede il passo a una riflessione più ampia: si può davvero lasciare indietro tutto, oppure certe radici riaffiorano inaspettate, proprio come i frammenti sulla spiaggia dopo il moto dell’onda?

Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dalla tecnologia a tutto ciò che riguarda la cultura.

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