Il caso dei cioccolatini avvelenati, di Anthony Berkeley: recensione

Un pacco misterioso, una morte improvvisa e una sfida intellettuale: Il caso dei cioccolatini avvelenati di Anthony Berkeley ci trascina in un enigma pieno di colpi di scena e deduzioni affilate. Ambientato nella Londra degli anni ’20, il romanzo mette in scena la figura di Roger Sheringham e i membri del suo Circolo del Crimine, ciascuno impegnato a scoprire chi si nasconde dietro il veleno letale. Ma niente è come sembra, e più si scava, più l’oscurità della mente umana si rivela.

L’inizio dell’enigma

Tutto inizia in maniera quasi banale: un pacco viene recapitato al Rainbow Club, destinato a Sir Eustace Pennefather. Il contenuto è una semplice scatola di cioccolatini, un omaggio che molti avrebbero gradito.

Ma Sir Eustace, con il suo carattere scorbutico, decide di sbarazzarsene. Questo atto di disinteresse getta le basi per una tragedia che ben presto scuoterà le vite di chi lo circonda. Graham Bendix, un altro membro del club, diventa il destinatario della scatola e decide di portarla a casa per offrirla alla moglie. Ma quel dolce gesto si trasforma in un incubo quando poche ore dopo la donna muore, avvelenata.

Sei menti, sei soluzioni

Il caso si dimostra subito complesso, tanto che perfino Scotland Yard ha qualche difficoltà in queste indagini indagini. Ecco che allora entra in scena Roger Sheringham, fondatore del Circolo del Crimine. Non è solo un investigatore dilettante, ma anche un uomo affascinato dalle caratteristiche intricate della mente umana.

Propone ai suoi amici di risolvere l’enigma, dando vita a un confronto di intelligenze senza precedenti. Ciò che ne deriva è affascinante: sei investigatori, sei soluzioni, ognuna perfettamente logica e coerente. Ma quale di queste è quella giusta?

La genialità di Berkeley

Berkeley gioca con i lettori, costruendo un romanzo che non solo intrattiene, ma invita a riflettere sulle dinamiche del pensiero umano. La sua maestria risiede nella capacità di creare scenari credibili ma imprevedibili, dove ogni possibile colpevole ha un motivo valido e ogni indizio sembra condurre verso una verità diversa. Questa pluralità di conclusioni rende la lettura emozionante, perché sfida chi legge a prendere parte attiva nella risoluzione del mistero.

Il ruolo del Circolo del Crimine

Il Circolo del Crimine rappresenta un microcosmo della società londinese dell’epoca, con le sue eccentricità e la sua sete di risposte. Ognuno dei sei membri porta una prospettiva unica, riflettendo le diverse sfaccettature del ragionamento umano. Questi personaggi, con le loro teorie contrastanti, danno vita a un gioco mentale che coinvolge il lettore fino all’ultima pagina.

Un finale che sorprende

La conclusione è tanto inaspettata quanto brillante. Berkeley non si accontenta di una soluzione semplice e lineare, ma trasforma il finale in una rivelazione che ribalta ogni aspettativa. L’abilità di condurre i lettori attraverso false piste e verità nascoste fino all’epilogo mostra quanto il romanzo sia una lezione di deduzione e inganno.

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