Lezioni di sogni: recensione del libro di Paolo Crepet

Sfogliando le pagine di Lezioni di sogni si percepisce subito la portata di un’urgenza collettiva: l’emergenza educativa di cui si parla in questi ultimi anni, un terreno scivoloso sul quale adulti smarriti e ragazzi disorientati faticano a incontrarsi. Paolo Crepet, psichiatra e narratore di fenomeni sociali, rilegge trent’anni di riflessioni intrecciando ricordi personali con analisi puntuali, costruendo pagine dedicate a genitori, insegnanti e, in senso più ampio, a chiunque abbia a cuore la crescita delle nuove generazioni.

L’autore invita a riaprire la rotta della formazione, rotta che i venti della rapidità tecnologica, dei social network e dell’individualismo esasperato hanno reso irregolare, e lo fa con uno stile diretto, sempre sostenuto da una profonda fiducia nella capacità dei ragazzi di sognare.

Contesto educativo e responsabilità degli adulti

Crepet non si limita a fotografare il malessere contemporaneo; descrive i segni di una fatica diffusa che attraversa famiglie, scuole, luoghi di socializzazione. Il problema, agli occhi dell’autore, non risiede soltanto nel cambiamento rapido delle abitudini quanto nell’incapacità di tanti adulti di interrogarsi, di mettere in dubbio modelli che hanno perso efficacia.

Su questo terreno, l’intervento dell’autore diviene al tempo stesso sostegno: richiamando l’etimologia di educare, “trarre fuori”, ricorda che ogni ragazzo porta già in sé un progetto di vita, un seme che aspetta di essere curato. L’opera suggerisce, perciò, una revisione coraggiosa dei ruoli: l’adulto da figura che impartisce ordini a guida che ascolta, osserva, incoraggia la nascita di desideri autentici.

Il metodo Crepet: tra memoria e innovazione

Il cosiddetto “metodo Crepet” non dispone di formule rigide; si fonda su alcuni cardini che emergono lungo l’intero testo. Primo fra tutti, la necessità di un dialogo intergenerazionale che non degeneri nello scontro, bensì in un confronto aperto, nel quale le fragilità reciproche possono trasformarsi in fonte di competenza condivisa.

L’autore, inoltre, insiste sull’importanza del tempo, tempo per pensare, per annoiarsi, per costruire relazioni significative, tempo che la società della connessione permanente tende a comprimere.

Nel ripercorrere le sue esperienze professionali, Crepet mostra come ogni intervento educativo debba adattarsi al singolo, rispettandone ritmo, interesse, unicità: l’esatto opposto del livellamento proposto da molte routine.

Talento e passione: nutrire le inclinazioni dei giovani

Qual è la radice del talento? Per Crepet la risposta risiede nell’incontro tra curiosità, libertà e allenamento quotidiano. Il libro sottolinea come il talento fiorisca quando gli adulti smettono di proiettare aspettative precostituite sui figli, lasciando spazio alla scoperta di inclinazioni insolite e, talvolta, inaspettate. Crepet invita a creare ambienti in cui l’errore non sia marchio di inadeguatezza ma tappa intermedia di un processo di apprendimento; un cambio di prospettiva che alleggerisce ansie e restituisce centralità all’entusiasmo.

Tecnologia, social media e identità digitale

Non potrebbe dirsi completo un percorso critico sull’educazione senza affrontare la dimensione digitale. Crepet riconosce che smartphone e piattaforme social rappresentano ormai estensioni della quotidianità giovanile; negarne l’esistenza significherebbe isolarsi dalla realtà.

Ciò che l’autore propone è un uso consapevole. Una finestra sempre aperta sullo schermo rischia di sostituire la lentezza dell’interazione diretta con una sequenza di stimoli rapidi, tanto affascinanti quanto poveri di profondità emotiva. L’obiettivo è affiancare la tecnologia con spazi in cui l’identità digitale non soffochi quella personale, ma la rifletta con autenticità.

Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dalla tecnologia a tutto ciò che riguarda la cultura.