Alma, di Federica Manzon: trama e recensione del libro che ha vinto il Premio Campiello 2024

Alma, l’opera di Federica Manzon che ha conquistato il Premio Campiello 2024, è un romanzo che ci accompagna in un viaggio profondo nell’anima della protagonista e della città di Trieste. La storia intreccia il passato e il presente, sollevando domande universali sull’identità, la memoria e il senso di appartenenza. Ambientato in una cornice storica complessa, dove le frontiere si mescolano e i ricordi si fanno sentire come un richiamo irresistibile, Alma cattura il lettore e lo trascina in una narrazione densa e avvolgente.

La trama

Il ritorno di Alma a Trieste, la città dalla quale era fuggita per sfuggire al peso della sua famiglia e del suo passato, segna l’inizio di un viaggio di riscoperta e confronto. Alma torna nella sua città natale per risolvere le questioni legate all’eredità del padre, un uomo enigmatico e affascinante che viveva oltre il confine, all’ombra di Tito. Quella che doveva essere una breve permanenza si trasforma in una riflessione profonda su tutto ciò che Alma ha lasciato dietro di sé.

Nel corso di tre giorni, coincidenti con la Pasqua ortodossa, Alma si trova a fare i conti con il passato: la casa nel viale dei platani, simbolo di una tradizione che i suoi nonni materni avevano cercato di preservare, e la casa sul Carso, dove l’arrivo di Vili, il figlio di due intellettuali serbi, aveva sconvolto il fragile equilibrio della sua giovinezza. Vili, una figura centrale nel romanzo, rappresenta il legame più doloroso con il passato di Alma, non solo come erede della controversa eredità paterna, ma anche come persona con cui ha condiviso momenti intensi e conflittuali.

Temi centrali: identità e memoria

Il romanzo di Federica Manzon si distingue per la sua abilità nel raccontare i complessi intrecci tra la Storia e le storie personali. In Alma, il confine geografico tra Italia e Jugoslavia diventa una metafora delle barriere interiori che la protagonista deve affrontare. L’identità non è mai definita chiaramente, ma fluttua tra ricordi frammentati e una costante ricerca di sé. Trieste, con la sua atmosfera di confine, diventa il simbolo stesso di questo indefinito.

La memoria gioca un ruolo importante nel romanzo. L’autrice non si limita a riportare i fatti del passato, ma li rende vivi attraverso gli occhi della protagonista, che rivede i luoghi della sua infanzia con uno sguardo carico di emozioni contrastanti. Ogni angolo della città, ogni incontro con persone del suo passato, riaffiorano come pezzi di un puzzle che Alma cerca faticosamente di ricomporre.

La scrittura di Federica Manzon

Uno dei punti di forza del romanzo è lo stile di scrittura di Federica Manzon. Con un linguaggio fluido e diretto, riesce a evocare immagini vivide, coinvolgendo il lettore in un viaggio non solo geografico, ma anche emotivo. La descrizione della Trieste mitteleuropea, con i suoi caffè eleganti e il suo passato culturale, è un esempio di come l’autrice riesca a dare profondità alla narrazione, senza appesantirla.

Il ritmo del romanzo è scandito dalla progressione dei tre giorni che Alma trascorre in città. Ogni capitolo si intreccia con il precedente in una sequenza ben orchestrata, mantenendo alta l’attenzione del lettore. Non ci sono tempi morti, ogni scena ha il suo significato e contribuisce a delineare il complesso rapporto tra Alma, la sua famiglia e il passato che non può più ignorare.

Il ruolo della Storia

La Storia, con la “S” maiuscola, è un elemento fondante di Alma. Le tensioni tra Italia e Jugoslavia fanno da sfondo alla vicenda. Federica Manzon riesce a intrecciare queste componenti senza mai renderle invasive. Anzi, le utilizza per arricchire il contesto e dare maggiore spessore alla storia personale della protagonista. Questo equilibrio tra la dimensione individuale e quella collettiva rende Alma un’opera unica nel suo genere, capace di parlare tanto al cuore quanto alla mente.

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