Dove si mangia la nebbia: recensione del romanzo di De Bellis e Fiorillo

Dove si mangia la nebbia, storia scritta a quattro mani da Stefano De Bellis ed Edgardo Fiorillo, trascina il lettore in un noir ambientato lungo le rive del Ticino. Fin dalle prime battute, si percepisce un’atmosfera quasi opprimente, resa ancora più intensa dai vapori della nebbia che permea ogni scena.

All’interno di questo contesto, la protagonista Alida Savich si staglia con la sua personalità implacabile e, per certi versi, irritante. Eppure, c’è qualcosa di magnetico in lei: una magistrata scontrosa, odiata da molti colleghi ma capace di trarre spunti geniali da dettagli che sembrerebbero insignificanti.

De Bellis e Fiorillo hanno scelto di aprire la vicenda con un episodio destinato a lasciare un segno indelebile: l’esplosione di un camper abitato da un senzatetto, un dramma che cattura l’attenzione della procura di Pavia. Proprio lì si scopre un curioso dettaglio: un vecchio biglietto da visita di Alida Savich, ritrovato sulla scena. Come mai quel frammento di carta si trova tra le macerie? Perché è proprio il nome della procuratrice a emergere in un luogo tanto sinistro?

Un’ambientazione che avvolge come un manto

La città di Pavia e le sue sponde fluviali diventano una cornice cupa e suggestiva. È come se la nebbia rendesse indistinte le distanze e i contorni, trasmettendo sensazioni di incertezza. Perfino i rumori appaiono smorzati, in un silenzio che sembra confondere chiunque si avventuri all’aperto. In questo clima offuscato, la presenza di Alida Savich risalta ancora di più, quasi fosse l’unica a non perdersi nel grigiore generale.

Alida Savich: il genio burbero

Personaggio dal carattere spigoloso, Alida si muove con un bastone che sembra ricordarle, a ogni passo, la propria fragilità fisica. Eppure, la sua mente resta affilata come un bisturi. Ha il soprannome di Mostrino, e questa etichetta riassume l’antipatia e il timore che suscita in chi la circonda.

A dispetto di un atteggiamento scontroso, la procuratrice possiede un intuito formidabile. Chi lavora con lei, pur trovandola insopportabile, sa di potersi affidare alla sua competenza, fondamentale per risolvere i casi più intricati.

Un enigma che parte da un biglietto da visita

Il vecchio cartoncino con il nome di Alida ritrovato tra i resti del camper bruciato innesca una serie di riflessioni. La vicenda punta verso un passato remoto, svelando segreti che sembravano sepolti. Pavia, con i suoi vicoli e le sue memorie, diventa il teatro di un’indagine dai toni cupi e al contempo appassionanti.

Fumo di sigaretta, dischi di musica classica e ombre che riaffiorano dai ricordi: questi elementi creano un insieme narrativo dal ritmo incalzante, in cui le parole stesse sembrano accompagnare il lettore in un viaggio senza certezze.

Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dalla tecnologia a tutto ciò che riguarda la cultura.

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