La ruggine del tempo: recensione del romanzo di Dario Galimberti

Il romanzo La ruggine del tempo, di Dario Galimberti, conduce il lettore in un viaggio sospeso tra un’epoca remota e un’indagine poliziesca dai risvolti inaspettati. La storia ha inizio a Lugano, nel 1881, con un furto clamoroso e la rapida sequenza di eventi drammatici che colpiscono il castello di Trevano.

Tutto ruota attorno alla figura di Vera von Derwies, giovane nobildonna che muore dopo essere caduta da cavallo in circostanze poco chiare. Nei giorni successivi, il barone proprietario del castello e il giovane domestico Nuto vengono ritrovati senza vita.

L’autore, attraverso una narrazione che si svolge su due piani temporali, intreccia la ricostruzione storica con una caccia alla verità condotta cinquant’anni dopo dal poliziotto Ezechiele Beretta, spinto dal desiderio di far luce sui fatti oscuri del passato.

Un mistero tra passato e presente

Cinquant’anni dopo gli episodi luttuosi, l’anziana Liside chiama al proprio capezzale il figlioccio Ezechiele Beretta, capo della polizia cittadina, chiedendogli di riaprire il caso legato alla morte di Vera. A suo dire, la caduta sarebbe stata provocata dai ladri che avevano fatto irruzione nel castello, e lei possiederebbe prove di cui nessuno ha mai parlato.

Beretta, sebbene inizialmente perplesso di fronte a indizi così labili, si lascia coinvolgere dall’insistenza dell’anziana e dal ricordo di un’epoca che continua a emanare un fascino sinistro. Ad affiancarlo c’è l’appuntato Bernasconi, collaboratore di fiducia e voce razionale, che non riesce a ignorare le incongruenze della tragedia di un tempo.

I due investigatori scoprono elementi che rendono sospetta non soltanto la scomparsa di Vera, ma pure quella del giovane Nuto, vittima di circostanze ancora più ambigue. A rendere la vicenda ancor più intrigante è il continuo passaggio tra le cupe memorie del 1881 e le ricerche condotte nel presente narrativo, una scelta stilistica che trasmette un senso di urgenza: occorre agire prima che tutto venga sepolto dal logorio degli anni.

Atmosfera e stile narrativo

La struttura del romanzo risulta particolarmente coinvolgente, poiché evidenzia l’impegno dell’autore nel rendere evidente l’atmosfera di fine Ottocento e, insieme, la voglia di scoprire cosa si nasconda dietro quelle morti avvolte nel mistero.

Il castello di Trevano emerge come un personaggio a sé, con i suoi segreti, le sue ombre e i silenzi lungo i corridoi. La scrittura offre descrizioni che trasportano il lettore fra dettagli storici, curiosità locali e suggestioni inquietanti.

L’indagine di Beretta non è mai banale: si alternano colpi di genio, riflessioni e piccoli dubbi che mettono in luce il lato umano del protagonista, pronto a rischiare pur di non ignorare la voce del passato. Questo intreccio di periodi temporali, unito al desiderio di restituire una verità dimenticata, rende La ruggine del tempo un libro che sa regalare un’esperienza di lettura piena di fascino.

Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dalla tecnologia a tutto ciò che riguarda la cultura.

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