La profezia del povero Erasmo: recensione del romanzo di Andrea Vitali
A Bellano, quando la nebbia del lago si alza, l’eco delle bugie può risuonare più forte delle campane. Andrea Vitali utilizza questo scenario per scolpire una storia molto particolare, in cui un cadavere senza nome sbuca tra i canneti, mentre i sogni dei vivi traboccano d’avidità.
La profezia del povero Erasmo abbraccia l’Italia degli anni Trenta, mescolando commedia e noir con la naturalezza di chi conosce ogni vicolo del paese. In queste pagine la leggerezza diventa lama sottile: fa sorridere, poi incide.
Un giallo lacustre dal sapore grottesco
La miccia narrativa parte da un ritrovamento sinistro: un corpo anonimo adagiato sulla riva. L’evento rimane in sospeso per tre anni, finché un insieme di episodi retrospettivi svela la catena di casualità che lo ha generato.
Andrea Vitali organizza la trama con ritmo rapido, incalzante, ironico e al contempo avvolto da una foschia che ricorda le pellicole d’altri tempi. La suspense nasce proprio dalla normalità dei gesti quotidiani: un paniere di mele, un biglietto del tram, un accordo sussurrato in dialetto diventano indizi che il lettore impara a decifrare con gusto quasi colpevole.
Cletto e Gioietta: Bonnie e Clyde sulle sponde del Lario
Il motore narrativo è affidato a due anime inquiete: Cletto Siromalli, figlio svogliato di un fruttivendolo, e Gioietta Vendoli, operaia con la testa piena di manifesti di Cinecittà. Entrambi sfoggiano identità fasulle per scalare la scala sociale a suon di bugie.
Dai primi sguardi maliziosi, la loro intesa si tramuta in corsa spericolata punteggiata da imbrogli, travestimenti e fughe all’ultimo vaporetto. Vitali tratteggia la coppia con pennellate vivide: dialoghi scoppiettanti, esagerazioni buffe che fanno da contraltare a un destino sempre in bilico tra risata e tragedia.
Il lago e l’atmosfera d’epoca
Il lago di Como diventa protagonista silenzioso. La bruma mattutina nasconde peccati, l’acqua riflette ambizioni deformate come in uno specchio incrinato. Le descrizioni di vie acciottolate e botteghe sonnolente restituiscono un’Italia ancora rurale, agitata però da fermenti moderni.
Sotto la commedia spunta la riflessione sulla vanità: fingere di essere qualcuno appare più facile che diventarlo davvero, almeno finché la realtà non presenta il conto. Vitali mostra come una piccola menzogna, ripetuta e ingrandita, possa generare vortici di conseguenze, talvolta esilaranti, talvolta dolorose.
Al contempo l’autore suggerisce che la provincia diventa lente d’ingrandimento: tutto si ingrandisce, dalla brama di denaro alla smania di far parlare di sé.