La donna della mansarda, di Davide Longo: recensione del romanzo

Davide Longo torna in libreria con La donna della mansarda, un giallo d’atmosfera che affonda le radici nei labirinti della memoria e dell’arte. L’autore piemontese, già vincitore del Prix du Polar Européen, ripropone la coppia investigativa formata da Corso Bramard e Vincenzo Arcadipane, trascinando il lettore in una Torino livida, attraversata da pioggia, silenzi e domande rimaste sospese per anni.

La sparizione di Tina, pittrice dall’estro tormentato, diventa l’innesco di un’indagine che scava in segreti familiari e muri imbevuti di vernice, là dove la creatività confina con l’abisso.

Un mistero d’altri tempi

Ottobre 2013: Tina, trentasette anni e un talento riconosciuto in ogni galleria che conta, svanisce dal suo appartamento-studio nell’ultimo piano della “Prora”, edificio disegnato dal bisnonno architetto.

Le ricerche ufficiali si arenano presto; gli inquirenti parlano di allontanamento volontario. Eppure le tele lasciate a metà, il telefono abbandonato, l’agenda zeppa di appunti pittorici narrano una storia diversa. Muriel Gallirossi, agente e amica fidata, si rivolge allora a Bramard, certa che dietro quella porta chiusa si nasconda un delitto studiato con cura.

Bramard e Arcadipane: un sodalizio irregolare

Corso Bramard sa cosa significa inseguire ombre, e quando riceve il dossier di Muriel avverte subito che qualcosa stride: un sospettato fornito di alibi granitico, verbali redatti con diligenza e, per contro, nessun movente che regga alla prova dei fatti.

La forza del romanzo risiede proprio nell’intesa imperfetta fra i due investigatori, un dialogo in cui ironia, esperienza e malinconia si sfiorano di continuo.

Lo stile di Davide Longo

La prosa dell’autore alterna frasi asciutte a periodi più ampi, ricchi di subordinate che rallentano il ritmo giusto il tempo di far sedimentare immagini e domande. Il lessico è accessibile e mette insieme termini quotidiani e lievi accenni poetici, una scelta che accresce la carica emotiva senza appesantire la lettura.

Anche il dialogo segue questa linea: intonazioni che suggeriscono più di quanto dichiarino, silenzi che pesano quanto un’intera pagina di confessioni.

La trama coinvolge grazie a rivelazioni dosate con sapienza, mentre i protagonisti portano sulle spalle il peso di scelte passate che continuano a mordere. Chi cerca un giallo capace di fondere mistero, introspezione e un’ambientazione quasi gotica troverà in queste pagine un’esperienza che resta nella memoria per molto tempo.

Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dalla tecnologia a tutto ciò che riguarda la cultura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *