Le sette morti di Evelyn Hardcastle: recensione del romanzo di Stuart Turton
Immergersi tra le mura di Blackheath House significa entrare in un universo sospeso tra eleganza decadente e pericolo invisibile. Nell’atmosfera carica di tensione, la festa in maschera organizzata da Lord Peter e Lady Helena Hardcastle diviene il teatro di un delitto destinato a ripetersi all’infinito. Evelyn, giovane figlia dei padroni di casa, finisce vittima di un proiettile sparato tra i suoni ovattati della notte.
Eppure la sua morte non è un semplice istante che scivola via, bensì l’inizio di un enigma multiforme. Stuart Turton, attraverso un intreccio narrativo originale, intreccia frammenti di logica deduttiva, maschere sgargianti e colpi di scena, creando un romanzo dove ogni riflesso trasforma la percezione del lettore.
Blackheath House: un palcoscenico di segreti
La tenuta dei Hardcastle si colloca in un paesaggio rurale avvolto nella nebbia, circondato da boschi immensi e sentieri che sembrano piegarsi al volere di una mente misteriosa. Le stanze opulente, con stucchi sbrecciati dal tempo, accolgono una schiera di ospiti pronti a lasciarsi sedurre da maschere intricanti e costumi sgargianti.
In questo scenario, ogni sorriso appare troppo teso, ogni sguardo riflette un dubbio, ogni dettaglio potrebbe nascondere chiavi per decifrare la dinamica del crimine. La festa diventa un labirinto di corridoi, parole sussurrate e memorie bruciate, un luogo dove ogni singolo istante rimescola le carte del destino.
Aiden Bishop: l’ospite imprigionato nel tempo
Al centro di questo enigma si trova Aiden Bishop, individuo costretto a svegliarsi ogni volta con un volto diverso, uno sguardo differente, un corpo mutato. Le giornate sembrano incagliarsi nel medesimo giro di giostra, ripetendo l’omicidio di Evelyn Hardcastle come una nenia ossessiva.
Ogni identità prestata ad Aiden regala scorci di verità, ma frammenti così dispersi che la mente fatica a ordinarli. La tensione nasce dal tentativo di ricomporre un puzzle narrativo, dove i pezzi danzano su un confine sfocato tra finzione e certezza, tra logica e follia, tra timore e coraggio. Il lettore si ritrova così a condividere le sensazioni di Aiden, vagando per la tenuta, cercando indizi tra ombre e silenzi, provando a stanare l’assassino nascosto tra maschere ingannevoli.
La struttura narrativa: tra Agatha Christie e Black Mirror
Stuart Turton costruisce l’intelaiatura del racconto intrecciando atmosfere da giallo classico e tensioni contemporanee. L’eco di Agatha Christie affiora nella ricerca della verità attraverso le sfumature psicologiche dei personaggi, mentre un’energia più moderna ricorda l’effetto straniante tipico di Black Mirror.
La cronologia dilatata, la ripetizione dell’evento luttuoso, l’identità fluttuante del protagonista creano un effetto ipnotico. Ogni linea temporale riporta al medesimo punto di rottura, costringendo lettori e protagonisti a rivivere la morte della giovane. Questa strategia narrativa tritura il tempo e riassembla la storia, spingendo verso una riflessione sull’essenza della verità, sulla fluidità delle percezioni, sul significato stesso di giustizia e vendetta.
Un romanzo che rinnova il mistero
Le sette morti di Evelyn Hardcastle ha ottenuto il Costa First Novel Award, e il motivo non stupisce. La sua natura scardinante intacca i confini tradizionali, rivelando una storia che non cede alla ripetitività. Al contrario, ogni ciclo di eventi rivela un dettaglio prezioso, ogni personaggio mostra nuovi strati nascosti, ogni dubbio si fa più intenso.
L’autore manovra la trama con mano sapiente, plasmando un testo che stimola riflessioni profonde e inchioda alle pagine. Per terminare, questo romanzo si afferma come un’esperienza a più dimensioni, destinata a rimanere nella memoria, proprio come un intricato enigma destinato a non dissolversi. Un’opera che reinventa il racconto poliziesco, trascinando lettori e lettrici nella rete di un’indagine interiore, un viaggio nella mente, nel tempo e negli abissi del delitto.