Luce della notte: recensione del romanzo di Ilaria Tuti
Un bosco avvolto da un’oscurità che stringe il cuore. Una bambina di nome Chiara che canta nella notte sperando di scacciare il buio. Un commissario, Teresa Battaglia, disposta a tutto pur di interpretare una piccola voce carica di timori. Luce della notte, di Ilaria Tuti, racconta un’avventura che lambisce il confine tra l’inconscio e la realtà, in cui l’elemento più inquietante non è il sogno, ma ciò che potrebbe annidarsi sotto la superficie dei fatti. Mentre ci si avvicina al Natale, uno spirito luminoso si contrappone a un mondo di incubi e paure.
L’atmosfera che avvolge Chiara
Chiara ha appena otto anni e vive circondata da tenebre. O forse è lei stessa a non percepire la luce del sole, quasi fosse intrappolata in un eterno tramonto. In questo clima di ansia, un sogno sconvolgente si affaccia alla sua mente: un bosco cupo, una filastrocca da ripetere per non smarrirsi, e la sensazione di un pericolo imminente.
Il mistero di questa visione la spinge a scavare alla base di un albero, dove scopre qualcosa che la lascia immobile dalla paura. Le note dolci della sua cantilena sembrano scontrarsi con i suoni minacciosi di un segreto che chiede di venire allo scoperto.
Il ruolo di Teresa Battaglia
Teresa Battaglia, commissario dal cuore forte e indurito dalle tante sfide, si trova ancora scossa da un caso recente e da una scoperta ingombrante che non può rivelare ad anima viva. Eppure, basta l’innocenza di una bambina terrorizzata per riaccendere la scintilla di un sentimento mai sopito: l’empatia verso chi non ha voce.
Teresa sente che il sogno di Chiara non è soltanto un’invenzione infantile. Quel battito che lei stessa avverte potrebbe portare alla verità. Accanto a lei c’è il giovane ispettore Marini, incerto e colmo di dubbi, ma pronto a seguirla in quella che appare come un’indagine assurda.
Sogni e timori: la linea sottile tra realtà e immaginazione
Le paure notturne di Chiara aprono una porta su un universo dove il confine tra sogno e certezza sfuma in un’unica ombra. La narrazione intreccia la prospettiva della bambina con lo sguardo disincantato di chi indaga sulla scena del possibile crimine, rivelando quanto la mente umana possa percepire segnali che sfuggono a un occhio distratto.
Ci si ritrova a domandarsi se l’orrore si annidi davvero sotto le radici di un albero, oppure nel terrore che prende forma quando ci si sente soli. La penna di Ilaria Tuti trasmette un ritmo serrato, con passaggi quasi onirici capaci di far correre la fantasia verso zone oscure.
Il tema della luce invisibile
Il romanzo spinge a riflettere sulla forza di una luce che non si vede, ma esiste e accompagna ogni passo. Per Chiara, il sentiero attraverso il bosco è illuminato proprio da questa luminosità particolare. A volte la paura diventa scudo: ci fa aguzzare i sensi, ci rende più attenti ai segnali dell’ambiente. Ecco che la “luce della notte” diventa un simbolo di speranza: un filo sottile che guida i personaggi, mentre si trovano a confrontarsi con segreti taciuti e ferite del passato.