Tempesta di neve e profumo di mandorle: recensione del libro di Camilla Läckberg
Tempesta di neve e profumo di mandorle, la breve raccolta firmata da Camilla Läckberg, trae forza da un’atmosfera ovattata, quasi cinematografica, e da un mistero che emerge con la stessa rapidità di una raffica artica. Lettori abituali della serie di Fjällbacka ritroveranno volti familiari; chi si avvicina per la prima volta all’autrice scoprirà invece un racconto autoconclusivo, elegante ed essenziale, adatto a una serata di lettura.
Una trama racchiusa nel gelo
Il racconto si apre a pochi giorni da Natale, sulle coste gelate del Bohuslän. Martin Molin, agente di polizia e figura di altri romanzi dell’autrice, partecipa a una riunione della famiglia Liljecrona sull’isola di Valö. Durante la cena, lo zio crolla sul tavolo: nell’aria si diffonde un inconfondibile aroma di mandorle amare, preludio a un avvelenamento.
La bufera taglia ogni via di fuga; la compagnia rimane isolata in un elegante casale di legno, con Martin unico investigatore disponibile. Inizia così una corsa contro il tempo: ciascun commensale custodisce segreti, rancori e motivazioni inconfessabili, e il sospetto si sposta rapidissimo da un parente all’altro.
Lo scenario invernale di Fjällbacka
Läckberg sfrutta con perizia la cornice nordica: i fiocchi che velano le finestre, il frastuono del mare ghiacciato, l’oscurità che cala presto sul fiordo. Il paesaggio diventa elemento narrativo attivo, perché rafforza il senso di chiusura ed esalta il contrasto fra la quiete imbiancata e la violenza sepolta nell’animo dei personaggi.
La descrizione, pur ricca di dettagli sensoriali, rimane scorrevole e accessibile: il resultato è un’immersione totale, senza scorciatoie retoriche o parentesi superflue.
Martin Molin e la famiglia Liljecrona
Martin, spesso spalla del più noto Patrik Hedström, assume stavolta il ruolo di protagonista. Il lettore osserva gli eventi attraverso i suoi dubbi: deve mantenere lucidità professionale mentre tenta di comprendere legami fra parenti che conosce a malapena.
L’autrice costruisce gradualmente la costellazione dei Liljecrona: la giovane Lisette, l’enigmatica sorella Marianne, il cugino frustrato Peter, la cognata decisa Sanna. Ognuno possiede un movente plausibile, e la progressione narrativa mantiene viva l’attenzione fino all’ultima rivelazione, senza ricorrere a espedienti artificiosi.
Gli appassionati di gialli classici coglieranno omaggi evidenti ad Agatha Christie: cast chiuso, luogo isolato, indagine concentrata in poche ore. Non mancano, però, tocchi personali della scrittrice svedese, soprattutto nella messa a fuoco delle relazioni familiari e nei flashback che illuminano colpe sepolte.