Un matrimonio perfetto: recensione del thriller di Jeneva Rose

Un matrimonio perfetto, di Jeneva Rose, è un thriller che cattura fin dalle prime pagine, mescolando ambizione professionale, desiderio di riscatto e passioni clandestine. Sarah Morgan, avvocata difensore tra le più quotate di Washington, celebra la nomina a socia dello studio, mentre il marito Adam, romanziere in crisi creativa, soffre la frustrazione dell’insuccesso.

L’equilibrio già precario della coppia implode quando Adam avvia una relazione segreta con Kelly Summers. Tutto precipita la notte in cui il corpo della giovane viene ritrovato nella casa sul lago della coppia, lo stesso rifugio usato per gli incontri tra i due.

Il sospettato è Adam. Sarah, guidata da un misto di senso di giustizia e orgoglio professionale, decide di assumerne la difesa, consapevole che il processo metterà in gioco molto più della propria reputazione.

Il fascino dei personaggi principali

Jeneva Rose tratteggia figure complesse, lontane dagli stereotipi. Sarah non rappresenta soltanto il volto del successo: dietro la corazza di determinazione si intravedono vulnerabilità, esitazioni e una rabbia silenziosa. Difendere l’uomo che l’ha tradita significa aggrapparsi a un codice morale destinato a incrinarsi a ogni udienza.

Adam incarna la frustrazione di chi insegue da anni un riconoscimento mai conquistato; il suo oscillare fra senso di colpa, risentimento e tentativi di autoassoluzione crea un conflitto interiore che lo rende imprevedibile.

Kelly, pur presente solo attraverso ricordi, messaggi e deposizioni, resta al centro di ogni svolta narrativa, dimostrando come un’assenza possa dominare la scena.

La suspense delle indagini

Il lettore entra in una spirale di suspense, alternando fiducia e diffidenza e chiedendosi fino all’ultimo se Adam sia vittima di un complotto o artefice di un delitto calcolato. La logica processuale e quella delle indagini diventano terreno fertile per riflettere su lealtà, tradimento e percezione della verità.

Ritmo narrativo e ambientazione

La capitale statunitense funge da palcoscenico di vetro e cemento. Questa dimensione urbana, frenetica e competitiva, viene bilanciata dalla quiete apparente della casa sul lago, avvolta da boschi secolari e da un silenzio che amplifica rancori e pentimenti.

Il romanzo offre una spirale giudiziaria costruita con precisione e, al tempo stesso, un’indagine impietosa sulle crepe che possono lacerare un rapporto di coppia quando l’ambizione personale sovrasta la fiducia reciproca.

Jeneva Rose consegna una storia che intrattiene e induce a riflettere sul prezzo del successo. Chi desidera una lettura intensa, capace di sondare l’animo umano senza rinunciare al ritmo serrato di un thriller, troverà in queste pagine un’esperienza di lettura gratificante.

Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dalla tecnologia a tutto ciò che riguarda la cultura.