La chiave, la luce e l’ubriaco: recensione del libro di Giorgio Parisi
Nel 2021 l’Accademia Reale di Svezia ha conferito a Giorgio Parisi il Nobel per la Fisica, riconoscendo i suoi studi su come disordine e fluttuazioni governino sistemi di dimensioni che vanno dall’atomo ai processi atmosferici. Il volume La chiave, la luce e l’ubriaco offre al lettore un viaggio rigoroso e al tempo stesso accessibile dentro quella stessa curiosità scientifica che ha guidato l’autore.
Il lampione come bussola della ricerca
All’inizio del libro Parisi richiama un vecchio aneddoto: un uomo ubriaco rovista vicino a un lampione alla ricerca di una chiave che forse non ha perso in quel punto, perché lì la strada è illuminata. Egli osserva che la ricerca di base procede in modo analogo: gli studiosi concentrano gli sforzi dove gli strumenti consentono misurazioni affidabili.
Quando la tecnologia avanza e nuovi territori diventano indagabili, l’interesse si sposta immediatamente su quelle domande. Ogni problema risolto, sottolinea, apre nuovi scenari di studio; i risultati pratici, se arriveranno, seguiranno a distanza, come naturale ricaduta di una conoscenza più profonda.
Dalle equazioni DGLAP al Nobel
Nato a Roma nel 1948, Giorgio Parisi ha rivoluzionato la meccanica statistica introducendo, con Guido Altarelli, le equazioni che hanno preso il nome di Dokshitzer-Gribov-Lipatov-Altarelli-Parisi, pietra miliare della cromodinamica quantistica.
Fra i traguardi successivi spiccano l’equazione Kardar-Parisi-Zhang e modelli che hanno ispirato ricerche in campi lontani dalla fisica pura, come le scienze cognitive e l’economia quantitativa.
L’elenco dei riconoscimenti comprende la medaglia Boltzmann, il premio Wolf, la medaglia Dirac, il premio Galileo, il premio Lagrange e la medaglia Max Planck. Oggi insegna Fisica teorica all’Università di Tor Vergata e Teoria dei quanti alla Sapienza di Roma, oltre a far parte dell’Accademia dei Lincei e della National Academy of Sciences degli Stati Uniti.
Sistemi complessi: ponti con la biologia e oltre
Nel dialogo che attraversa il saggio, il fisico indica la possibilità di estendere gli strumenti della teoria dei sistemi complessi allo studio dei processi biologici, aprendo a nuove strategie interpretative per la genetica, le reti neuronali e persino il comportamento collettivo delle società.
Giorgio Parisi insiste sul ruolo della curiosità: comprendere un fenomeno in modo accurato trasforma la nostra capacità di gestirne altri apparentemente distanti. Il libro diventa così un invito a sostenere la ricerca di base, motore silenzioso dell’innovazione tecnologica.