Una vita non basta, di Enrico Galiano: recensione del libro
Oggi vi parliamo del libro Una vita non basta, di Enrico Galiano. Teo è un ragazzo di sedici anni che vive le difficoltà tipiche dell’adolescenza. Si sente spesso fuori luogo e incompreso dagli altri. Dentro di lui c’è un impulso distruttivo che fatica a controllare, qualcosa che lui chiama la “Cosa”, ispirandosi al mostro del libro “IT”, uno dei suoi preferiti.
In un momento particolarmente difficile, quando si sente più perso che mai, Teo fa un incontro che cambierà la sua vita. Questa persona speciale è Francesco Bove, un ex professore di filosofia già noto ai lettori del primo romanzo di Enrico Galiano, “Eppure cadiamo felici”. Bove guida Teo in un viaggio di scoperta personale e di comprensione del mondo.
Lo stile unico di Enrico Galiano
Enrico Galiano, con il suo libro “Una vita non basta”, continua a raccontare l’adolescenza in un modo unico e credibile. Dimostra una profonda conoscenza dei ragazzi, li osserva nella quotidianità, cerca di capirli e di riprodurre i loro meccanismi interiori senza pregiudizi. Galiano parla la loro lingua, esamina le loro emozioni, gli sbalzi d’umore e le paure. Per questo motivo, i suoi libri riescono a far sentire gli adolescenti accolti e compresi, come se si guardassero in uno specchio.
Un viaggio per tutti
Non sono solo gli adolescenti a ritrovarsi nei libri di Galiano. Anche chi ha superato quell’età può riconoscersi nei suoi personaggi. Gli adulti, ben delineati, offrono punti di identificazione, ricordando pensieri e sensazioni che rimangono sotto la superficie della nostra coscienza. Rievocare queste emozioni può essere un’esperienza agrodolce, che ci riporta indietro nel tempo e risveglia desideri dimenticati.
Un aiuto per i genitori
Per i genitori di adolescenti, la lettura di questo libro può essere particolarmente utile. Spesso ci sentiamo persi di fronte ai nostri figli, nonostante i nostri sforzi per capirli. Li vediamo fragili o esuberanti, apatici o compulsivi, alla ricerca di risposte su se stessi e sul mondo, spinti da un vortice di emozioni. A volte sembrano alieni, mondi lontani che non riusciamo a raggiungere. E così ci affanniamo, cercando di ricordare come ci si sente in quegli anni turbolenti, quanto bisogno si ha di essere accettati.
Il ruolo di Francesco Bove
L’incontro con Francesco Bove cambia la prospettiva di Teo. Bove diventa un confidente, amico e mentore per il giovane. Attraverso i loro dialoghi, a volte commoventi e altre divertenti, Galiano esplora le domande che affollano la mente degli adolescenti. Li aiuta a trovare risposte, a capirsi e a volersi bene, e a volerne agli altri. Fornisce loro una bussola per orientarsi nella complessità della vita, aiutandoli a gestire il tumulto interiore e a indirizzarlo nella direzione giusta.
La lettera a Stephen King
Un momento significativo del libro è la lettera che Teo scrive a Stephen King. Inizialmente scelta come destinatario improbabile delle sue ansie giovanili, questa lettera ricorda al lettore le pagine di un diario adolescenziale, evocando lacrime e patatine sul letto disordinato di un sedicenne. Questo ci aiuta a ricordare, a capire meglio i ragazzi e a aprirci a un dialogo possibile ma che richiede impegno quotidiano.