Viaggio al centro della Terra: 160 anni dalla prima edizione del classico da riscoprire
Jules Verne pubblicò per la prima volta Viaggio al centro della Terra nel 1864. Quest’anno ricorrono 160 anni dalla sua uscita, un’occasione perfetta per riscoprire questo capolavoro oltre il semplice romanzo d’avventura per ragazzi. Le versioni per giovani spesso eliminano le dettagliate descrizioni scientifiche di mineralogia, speleologia e preistoria, elementi fondamentali dell’opera originale di Verne.
L’inizio dell’avventura: il manoscritto decifrato
La storia ha inizio ad Amburgo, dove il professor Lidenbrock, un insegnante di mineralogia, decifra un antico manoscritto grazie all’aiuto del nipote Axel. Questo manoscritto, scritto in latino, svela il percorso per raggiungere il centro della Terra attraverso il cratere dello Sneffels, un vulcano estinto in Islanda. Decisi a intraprendere l’avventura, Lidenbrock, Axel e una guida locale partono per l’Islanda, pronti a esplorare le profondità del pianeta.
Un viaggio straordinario
Jules Verne propone in questo romanzo uno dei suoi viaggi più straordinari. Mentre in Ventimila leghe sotto i mari si ispira alla creazione di un sommergibile utilizzato durante la guerra di secessione e nell’opera Il giro del mondo in ottanta giorni si rifà a un viaggio effettivamente compiuto utilizzando nuove infrastrutture ferroviarie e il canale di Suez, Viaggio al centro della Terra è pura fantasia. La scienza moderna ipotizza che sotto la crosta terrestre ci sia solo magma incandescente, ma Verne, pur essendo consapevole di queste teorie, preferisce esplorare l’ignoto con la sua immaginazione.
Scienza e fantasia: un delicato equilibrio
Verne sa che le temperature aumentano sotto la crosta terrestre e che i vulcani espellono magma. Però, ritiene che queste siano teorie scientifiche, non verità assolute. Nessuno ha mai esplorato realmente le profondità della Terra e quindi queste ipotesi potrebbero essere smentite. Questo approccio scientifico aperto all’incertezza è una caratteristica che spesso manca nella scienza moderna.
L’uomo, nel corso dei secoli, è stato attratto dalla possibilità di esplorare il cielo e le stelle, percependo queste esplorazioni come possibili, anche se difficili. Al contrario, l’esplorazione delle profondità terrestri è stata sempre vista come un limite invalicabile.
Jules Verne e il rigore scientifico
Jules Verne non si lascia trascinare dalle credenze. La sua fantasia rimane ancorata alle conoscenze scientifiche del suo tempo. Sfrutta ogni anfratto delle conoscenze disponibili, evidenziandone le lacune senza mai trascenderle o manipolarle. Il rigore scientifico è essenziale per dimostrare i limiti della scienza e, di riflesso, quelli dell’uomo.
L’impresa di Lidenbrock, Axel e della loro guida islandese è quindi una sfida ai limiti umani. Verne riesce a creare un’opera che affascina per il suo rispetto delle leggi della natura e per la libertà lasciata alla fantasia del lettore.
Il sottosuolo fantastico: un mondo sconosciuto
Nel loro viaggio, i tre esploratori scoprono un mondo sotterraneo sorprendentemente simile alla superficie terrestre, popolato da funghi giganti e mari infestati da mostri preistorici. Questo scenario affascinante fa da sfondo alla descrizione delle personalità e degli stati d’animo dei protagonisti, che affrontano pericoli mortali più volte. Infine, la strada verso il centro della Terra si rivela impraticabile, e i tre risalgono attraverso un camino magmatico del vulcano Stromboli.
Nonostante il fallimento dell’impresa, Jules Verne riesce a rispettare le leggi della natura senza spingersi oltre i limiti imposti dalla scienza. Questo rispetto per la natura si riflette nel rispetto per la fantasia del lettore, che è libera di continuare il viaggio nel mistero e nell’ignoto.