Due cuori in tempesta, di Sara Rattaro: recensione del romanzo
La narrativa di Sara Rattaro, da anni apprezzata per la capacità di illuminare le zone d’ombra dell’esperienza umana, torna a vibrare con Due cuori in tempesta. In queste pagine si fondono dolore, speranza e un sentimento che germoglia quando ogni certezza sembra franare. Il romanzo, incalzante sin dalla prima scena, accompagna il lettore nell’officina abbandonata dove due protagonisti imparano a riconoscere il proprio battito interiore.
La trama: dolore, fotografia e voglia di rinascere
Mia, promessa del nuoto, vede la sua vita frantumarsi quando il padre – vigile del fuoco generoso – perde la vita durante un salvataggio in mare. L’acqua, un tempo rifugio e orgoglio sportivo, diventa un avversario che rievoca soltanto perdita.
Giorni di silenzio, quaderni chiusi e telefonate ignorate scandiscono l’inverno della ragazza, mentre i corridoi della scuola si trasformano in cunicoli estranei. Nel pieno di questo isolamento incontra Giovanni, ragazzo taciturno che filtra la realtà attraverso il mirino di una reflex analogica.
Così, pomeriggio dopo pomeriggio, l’officina dello zio diventa il loro porto provvisorio: Mia riscopre il desiderio di riaffacciarsi alla vita.
Personaggi scolpiti con autenticità
Sara Rattaro evita cliché e costruisce figure credibili. Mia incarna la confusione di chi non sa più darsi un volto: alterna sarcasmo pungente a improvvisi lampi di dolcezza, poiché l’equilibrio, dopo un trauma, è un lusso irraggiungibile. Giovanni, invece, sceglie il silenzio; osserva, compone, raccoglie istanti su pellicola come fossero antiche conchiglie.
La loro amicizia cresce a piccoli passi: domande rubate, risate soffocate, un tocco di mano che spaventa e conforta insieme. Accanto a loro si muove Ella, compagna di classe discreta e attenta, la prima a capire che la distanza di Mia è un grido e non un rifiuto. Con il suo aiuto la protagonista scopre che aprirsi non equivale a tradire il ricordo di chi se n’è andato.
Temi portanti: lutto, senso di colpa e risalita
Il romanzo scava nell’assenza senza ingannare il lettore con scorciatoie rassicuranti. L’acqua, che per Mia era casa, ora le ricorda ciò che ha perduto; la macchina fotografica di Giovanni, al contrario, offre al ragazzo un modo per tenere il mondo a distanza di sicurezza.
Attraverso gesti piccoli, l’autrice mostra come il dolore, condiviso, diventi sopportabile. La guarigione appare faticosa e lenta, ma emerge come scelta possibile quando il dialogo sostituisce il rancore. In questo contesto il senso di colpa si scioglie, trasformandosi in memoria attiva anziché in catena.
Perché leggere Due cuori in tempesta
Chi desidera una storia di formazione emotiva, capace di commuovere, troverà in questo romanzo una compagnia preziosa. L’ambientazione costiera amplifica la fragilità dei protagonisti, mentre la struttura lineare ma serrata mantiene viva l’attenzione.
Il libro parla ai giovani che vivono sulla pelle la scoperta di se stessi e offre spunti anche a chi, adulto, conosce il peso della perdita e il valore di una mano tesa. Due cuori in tempesta conferma così l’abilità di Sara Rattaro nel dare voce a sentimenti profondi con naturalezza e rispetto.