La frase di Natalia Ginzburg: perché allontanarsi dalle cose che fanno piangere

Nata il 14 luglio 1916 a Palermo e scomparsa il 7 ottobre 1991, Natalia Ginzburg è stata una delle scrittrici più influenti del XX secolo. È stata una figura di spicco nella casa editrice Einaudi. Una frase famosa del suo romanzo Caro Michele riassume il suo approccio alla vita: bisogna allontanare la negatività.

Allontanare la negatività

La frase è la seguente: “L’importante è camminare e allontanarsi dalle cose che fanno piangere”.

Molte ricerche hanno dimostrato quanto i nostri comportamenti siano influenzati dagli altri e dalle situazioni negative. La necessità di allontanarsi da ciò che fa soffrire diventa chiara nel momento in cui si ha bisogno di positività per affrontare una sfida o un cambiamento. Spesso, dall’esterno riceviamo solo dubbi, negatività e pessimismo.

Secondo Natalia Ginzburg, bisogna stare attenti perché spesso la nostra tendenza a rinunciare a certe opportunità è dettata dal contesto e dalle persone con le quali abbiamo a che fare, invece che da un senso personale di inadeguatezza. Pertanto, nella vita è importante non fermarsi e allontanare persone e sensazioni negative che ci fanno stare male. Solo così, anche se sbagliamo o incontriamo ostacoli, possiamo vivere senza rimorsi e senza rimpianti.

La vita di Natalia Ginzburg

Natalia Ginzburg nacque a Palermo il 14 luglio 1916. Suo padre, Giuseppe Levi, era un noto scienziato e professore universitario. La madre, Lidia Tanzi, era milanese.

Natalia trascorse la sua infanzia in un periodo difficile, caratterizzato dall’ascesa del regime fascista. Crescendo in un ambiente culturale e intellettuale di questo tipo, si abituò presto ai continui controlli. Fu istruita a casa tramite lezioni private e successivamente frequentò il liceo classico.

Dopo aver terminato gli studi, seguì corsi di letteratura all’università, che abbandonò presto. All’età di diciotto anni, iniziò a dedicarsi alla scrittura. Nel 1933 scrisse il racconto I bambini, pubblicato sulla rivista Solaria, e nel 1937 tradusse l’opera francese di Marcel Proust Alla ricerca del tempo perduto.

Nel 1938, Natalia sposò l’intellettuale Leone Ginzburg. Dal loro matrimonio nacquero tre figli: Andrea, Alessandra e Carlo. In questi anni, Natalia stabilì solidi rapporti di amicizia con molti esponenti dell’antifascismo torinese e legami forti con la casa editrice Einaudi. Due anni dopo, il marito fu condannato all’esilio per motivi politici. Natalia e i figli lo seguirono a Pizzoli, in Abruzzo. Il loro trasferimento forzato terminò nel 1943. L’anno successivo, Leone Ginzburg fu nuovamente arrestato per editoria clandestina e imprigionato a Regina Coeli a Roma, dove morì.

Dopo la morte del marito, Natalia tornò in Piemonte e iniziò a lavorare per Einaudi. Nello stesso anno, la casa editrice pubblicò il suo romanzo. I suoi genitori e figli, che durante l’occupazione nazista si erano rifugiati in Toscana, la raggiunsero in Piemonte. Nel 1947, Natalia scrisse il romanzo È stato così, dove raccontò i momenti difficili vissuti.

Tre anni dopo, Natalia sposò Gabriele Baldini, professore universitario. Dalla loro unione nacquero due figli, Susanna e Antonio. La famiglia si trasferì a Roma, dove Natalia continuò a dedicarsi alla scrittura.

Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dalla tecnologia a tutto ciò che riguarda la cultura.

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