Quaderni di Serafino Gubbio operatore: il rapporto tra uomo e macchina nel libro di Pirandello
Quaderni di Serafino Gubbio operatore è un romanzo in prosa di Luigi Pirandello, selezionato come traccia per la prima prova scritta dell’esame di maturità 2024. Esploriamo questo libro e il suo significato, che tratta temi come la macchina e la modernità.
Trama del libro
Serafino Gubbio arriva a Roma in cerca di lavoro e, grazie a una serie di coincidenze, trova impiego come operatore presso la casa cinematografica Kosmograph. Il suo ruolo, ridotto a una semplice “mano che gira la manovella”, gli consente di osservare il mondo come spettatore esterno. Attraverso questa posizione distaccata, riesce a cogliere le contraddizioni e l’insignificanza dei sentimenti e delle ambizioni di attori, impresari e collaboratori nel mondo del cinema, tra cui Varia Nestoroff, Aldo Nuti e il dottor Cavalena.
Pirandello e il cinema
Pirandello, maestro del teatro, ha avuto un rapporto complesso con il cinema, simbolo della civiltà delle macchine. Sebbene criticasse questo mezzo, riuscì a prevedere e teorizzare sviluppi futuri che avrebbero influenzato registi come Antonioni, Fellini e Bergman. Questo rapporto ambivalente viene esplorato nel saggio introduttivo di Stefano Milioto.
Il rapporto tra uomo e macchina
Scritto nel 1916 con il titolo originale Si gira…, questo romanzo prende forma in un periodo in cui i futuristi e la tradizione positivistica dell’Ottocento esaltavano macchine e tecnologia come strumenti di progresso. Ma Pirandello, attraverso la sua analisi sociale, ribalta questa prospettiva. Nell’opera Quaderni di Serafino Gubbio operatore critica la macchina, vista come colpevole di mercificare la vita e la natura.
Pirandello esprime nel romanzo il suo pensiero sull’inutilità della vita nell’era delle macchine: la vita del protagonista, Serafino Gubbio, non viene semplificata dalla tecnologia ma è una corsa continua, basata sulla fretta e priva di riflessione, nemmeno sulla morte. L’autore teme che questa frenesia tecnologica possa portare alla distruzione totale, rendendo l’uomo schiavo della meccanizzazione e responsabile della perdita di valori essenziali. L’individuo ha perso la propria identità e la capacità di intervenire e interpretare il presente.
L’intellettuale e la tecnologia
Pirandello osserva che anche l’intellettuale è vittima e complice di questo processo: non ha più niente da dire poiché ha perso la possibilità di intervento critico. Questa perdita di voce e di potere riflette la sua critica alla modernità e alla meccanizzazione della società.
La rilevanza del pensiero di Pirandello oggi
Le riflessioni di Pirandello, pur risalenti a oltre un secolo fa, sono ancora estremamente pertinenti. Oggi viviamo in un’epoca in cui la trasformazione tecnologica, nota come evoluzione digitale, ci spinge a ritmi frenetici, sempre alla ricerca di nuove attività e riducendo il tempo per riflettere sul significato delle cose.
Le osservazioni di Pirandello offrono spunti di riflessione sul pericolo della de-umanizzazione causata dalla tecnologia. Egli auspica un ritorno a un’umanità che sia protagonista della propria vita, al centro del progresso, piuttosto che vittima delle rivoluzioni tecnologiche.