Sapiens, da animali a dèi, breve storia dell’umanità, di Yuval Noah Harari: recensione
Centomila anni fa, la Terra era abitata da diverse specie, creature il cui impatto sul pianeta era del tutto trascurabile. Tra loro, Homo Sapiens si distingueva poco, quasi anonimo tra le altre specie. Oggi, questa stessa specie è l’indiscussa dominatrice del pianeta. Ma come è stato possibile questo straordinario percorso?
Il segreto risiede nella capacità unica di Homo Sapiens: l’immaginazione. Nel libro Sapiens. Da animali a dèi, Yuval Noah Harari ci conduce attraverso un viaggio affascinante che svela come la nostra specie sia passata dall’essere un animale insignificante ad assumere un ruolo determinante nella Terra.
L’immaginazione: il superpotere di Homo Sapiens
Il cuore del successo di Homo Sapiens, secondo Harari, è la nostra capacità di immaginare. Nessun altro animale è in grado di creare storie, miti o concetti che non esistono nella realtà tangibile. Questo potere ci ha permesso di costruire società complesse, di cooperare in massa e di creare istituzioni che esistono solo nella nostra mente collettiva.
Le divinità, le leggi, i soldi, le nazioni: tutti concetti che hanno plasmato la nostra civiltà e che esistono solo perché crediamo in essi. Harari spiega come questa “finzione condivisa” sia alla base della costruzione di regni, città e imperi. È attraverso questa abilità che siamo riusciti a superare i limiti biologici e a dominare il mondo.
La rivoluzione agricola: la trappola dorata
Un altro passaggio fondamentale nella storia dell’umanità, che Harari descrive con grande dettaglio, è la rivoluzione agricola. L’adozione dell’agricoltura segna un punto di svolta nella storia di Homo Sapiens, trasformando la nostra specie da cacciatori-raccoglitori nomadi a coltivatori stanziali. Questa rivoluzione ha permesso un incremento esponenziale della popolazione e lo sviluppo delle prime grandi civiltà.
Ma Harari non la vede solo come una conquista. L’autore la descrive come una “trappola dorata” che ha ridotto la varietà della dieta umana, ha aumentato le disuguaglianze sociali e ha legato l’uomo alla terra e al lavoro faticoso. In sostanza, la rivoluzione agricola ci ha resi schiavi di un sistema che noi stessi abbiamo creato.
Il potere delle idee: religione, denaro e politica
Nel suo racconto, Harari dedica ampio spazio al potere delle idee che hanno modellato la nostra storia. Religione, denaro e politica sono alcuni degli strumenti più potenti che Homo Sapiens ha sviluppato per organizzare la società.
La religione ha unito grandi masse di persone sotto credenze comuni, dando origine a imperi e civiltà. Il denaro, una delle finzioni più influenti, ha permesso lo scambio su larga scala e la costruzione di economie complesse. La politica, con le sue leggi e strutture di governo, ha creato ordine e stabilità, ma ha anche dato vita a conflitti e oppressioni. Harari ci mostra come queste idee abbiano plasmato il mondo moderno e come continuino a influenzare le nostre vite quotidiane.
La schiavitù della burocrazia e del consumismo
Un altro tema centrale del libro è la schiavitù moderna di Homo Sapiens. Harari descrive come, nel corso dei millenni, siamo passati dall’essere schiavi della natura a schiavi della burocrazia e del consumismo. Le società moderne, con la loro complessità e le loro regole rigide, hanno creato una rete di burocrazia dalla quale è difficile sfuggire.
Il consumismo, alimentato dall’industria e dalla pubblicità, ci ha trasformati in eterni insoddisfatti, alla ricerca costante di una felicità che sembra sempre sfuggirci. Harari mette in guardia su come queste dinamiche stiano plasmando il nostro futuro e su come sia difficile trovare una via d’uscita da questa trappola.
Homo Sapiens: il futuro della nostra specie
Harari si interroga su quale possa essere il futuro di Homo Sapiens. La nostra capacità di immaginare ci ha portati lontano, ma potrebbe anche essere la nostra rovina. Le tecnologie emergenti, come l’ingegneria genetica e l’intelligenza artificiale, stanno aprendo scenari inediti e potenzialmente pericolosi. Harari ci invita a riflettere su queste nuove sfide e su come possiamo usarle per il bene dell’umanità.