Il reato di pensare: recensione del libro di Paolo Crepet

La retorica contemporanea esalta la libertà con la stessa facilità con cui la riduce a slogan; nelle pagine di Il reato di pensare, Paolo Crepet smaschera questo corto circuito ideologico con uno stile che unisce rigore logico e verve narrativa.

Il volume, agile nella struttura ma denso nei contenuti, punta il dito contro un conformismo dall’aspetto garbato, capace di penetrare nella vita quotidiana senza mai dichiararsi. Seduzione, rassicurazione, normalizzazione: l’autore mostra come queste tre fasi si concatenino, sottraendo ossigeno al pensiero critico e spingendo verso una comoda uniformità.

Libertà e conformismo: il paradosso contemporaneo

Se da una parte il discorso pubblico rivendica diritti sempre più ampi, dall’altra si diffonde un meccanismo collettivo che avversa qualsiasi deviazione dall’idea dominante. Crepet evidenzia come tale paradosso nasca da una cultura dell’efficienza che premia il consenso immediato e penalizza il dubbio.

Una libertà di facciata, quindi, finisce così per anestetizzare la responsabilità individuale: scegliere diventa faticoso, dissentire rischioso, immaginare un’alternativa quasi sconveniente.

La denuncia di Crepet e il conformismo gentile

L’autore costruisce un affresco sorprendentemente vivido. L’oppressione è morbida, avvolgente, perfino “coccolante”. Crepet procede per accumulo di dettagli, creando un’eco che costringe il lettore a interrogarsi.

Alla base di questa omologazione resta la paura dell’errore. Il fallimento, invece, rappresenta un passaggio fondamentale: senza inciampo non esiste apprendimento, senza turbamento non nasce il desiderio di cambiare rotta.

Educare al dubbio: il ruolo di scuola e famiglia

L’autore propone di restituire dignità all’incertezza: lasciare spazio alla domanda, valorizzare l’esperienza diretta, celebrare errori e cadute come tappe di un cammino autentico. Questa prospettiva pretende coraggio, perché ribalta la logica del risultato immediato; e, come ricorda Crepet, richiede adulti disposti a mettersi in discussione prima ancora di guidare i figli.

Perché leggere Il reato di pensare

Chi cerca una riflessione lucida sul presente troverà in queste pagine un invito pressante a riaccendere l’immaginazione. Crepet non fornisce ricette facili: spinge, invece, verso un esercizio quotidiano di disobbedienza creativa, dove la libertà torna ad essere scelta consapevole e non concessione.

Il suo linguaggio risulta ideale per un pubblico trasversale: professionisti della formazione, studenti, lettori desiderosi di difendere l’autonomia di pensiero. Il reato di pensare si afferma come un saggio necessario in un’epoca che celebra la libertà mentre, a volte, ne svuota il senso: uno strumento prezioso per chi intenda riappropriarsi del coraggio di dissentire.

Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dalla tecnologia a tutto ciò che riguarda la cultura.