La vittima mancante: recensione del romanzo di Robert Bryndza

Quando, il 29 luglio 2025, Newton Compton ha portato in libreria La vittima mancante, quinto episodio della serie dedicata all’investigatrice privata Kate Marshall, i lettori italiani hanno ritrovato l’autore di La donna di ghiaccio in grande forma, alle prese con un cold case che affonda le radici nel 1988.

Robert Bryndza recupera l’atmosfera cupa di King’s Cross, la mescola con una Londra contemporanea piena di contrasti e, complice una posta in gioco elevata, invita alla lettura attraverso un crescendo di suspense. Il risultato consiste in un thriller investigativo che scorre veloce pur concedendosi pause riflessive capaci di dare respiro alla narrazione e profondità ai protagonisti.

Contesto narrativo e ambientazione

Per dare un quadro immediato a chi si avvicina per la prima volta al libro, conviene ricordare che l’autore mette in scena il mistero della scomparsa di Janey Macklin – studentessa dissolta nel nulla fra i vicoli di Londra di fine anni Ottanta.

Più di trent’anni dopo, una prestigiosa agenzia creativa incarica Kate Marshall di stabilire se la ragazza sia finita fra le vittime di Peter Conway, il cosiddetto “Cannibale di Nine Elms”, ora in fin di vita.

Personaggi principali e ricostruzione psicologica

Quando Bryndza muove Kate attraverso indizi fragili e piste appena accennate, mostra quanto l’investigatrice, pur temprata dalle sue esperienze precedenti, rimanga vulnerabile di fronte a un passato mai completamente archiviato.

Al suo fianco, il socio Tristan dà prova di determinazione brillante e ironia contagiosa, qualità che alleggeriscono i toni senza intaccare il senso di pericolo. Interessante la galleria di figure secondarie: ognuna di loro custodisce zone d’ombra, piccoli segreti, ambiguità che, pagina dopo pagina, spingono il lettore a rivedere le proprie certezze.

Ad emergere sono questioni molto attuali: la memoria, la rilettura dei casi archiviati alla luce delle moderne tecniche investigative, il peso del trauma sulla vita adulta. Il tutto viene incastonato in una riflessione più ampia sul valore del riconoscimento per le famiglie dei dispersi, costrette a convivere con un lutto che non conosce certezze.

Perché leggere il romanzo

La vittima mancante conferma la maturità narrativa di Robert Bryndza: la costruzione dei colpi emotivi è equilibrata, l’atmosfera resta avvolgente e la voce di Kate Marshall continua a evolversi con naturalezza.

Consigliato a chi ama i thriller investigativi in cui l’azione si intreccia con l’indagine psicologica, il romanzo regala ore di pura suspense senza sacrificare profondità tematica.

Grazie a una prosa scorrevole, a una trama che mantiene alta la curiosità e a personaggi variegati, il libro si candida a divenire lettura imprescindibile per gli appassionati del genere e, più in generale, per chi cerca una storia capace di tenere viva l’attenzione fino all’ultima pagina.

Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dalla tecnologia a tutto ciò che riguarda la cultura.