Il passo della mezza luna: recensione del libro di David Bosc

Una calamità incomprensibile ha scosso un universo, lasciando dietro di sé solo frammenti di un mistero intricato. David Bosc, nell’opera Il passo della mezza luna edita da L’orma, trasporta i suoi lettori in una dimensione parallela che combina elementi della storia giapponese con visioni futuribili e non solo, creando un affresco narrativo di rara complessità.

Questo racconto si svolge in un tempo che potrebbe essere il futuro, sebbene sia permeato di echi del nostro passato. Ambientato in un Giappone molto particolare, Il passo della mezza luna si rivela un viaggio attraverso un paesaggio che, anche se ricorda le terre nipponiche, è intriso di profumi mediterranei come il timo, la lavanda e il caffè, dando vita ad un tessuto di immagini cariche di emotività.

Il villaggio di Mahashima

Mahashima, il villaggio giapponese fittizio al centro della narrazione, potrebbe benissimo trovarsi in Francia, Paese di origine dell’autore, e questo suggerisce una sorta di doppia lettura del romanzo, sia come narrazione che come metafora. In queste pagine, David Bosc gioca sapientemente, descrivendo la vita di Ryoshu, il protagonista, la cui esistenza in questo angolo immaginario di un regno dimenticato è segnata da una felicità eterea.

Ryoshu vive in un idillio rurale dove il potere si è dissolto lasciando spazio a una comunità che ha riscoperto un’esistenza armoniosa e fraterna. Il villaggio è un rifugio utopico, un luogo dove la violenza è assente e l’equilibrio si raggiunge attraverso l’accettazione della transitorietà.

Il viaggio personale di Ryoshu

La narrazione segue Ryoshu in un pellegrinaggio personale e riflessivo. Salendo le colline per ammirare la luna, riemergono i ricordi della sua infanzia. Lungo il cammino, il protagonista si imbatte in figure enigmatiche e dialoga con loro tramite l’arte della narrazione. Tra questi incontri, spicca quello con Akamatsu, un fervente lettore che ha fatto dei libri un punto centrale della sua vita.

David Bosc, con uno stile che omaggia gli haiku nella sua profondità, crea paragrafi molto belli da leggere, tessendo un tessuto narrativo che riflette le paure universali dell’uomo. Il romanzo, esplorando temi e stili dell’Estremo Oriente, sorprende e arricchisce, offrendo una lettura che celebra la fugacità dell’esistenza attraverso la poesia giapponese.

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